Teatro

SPAZIO

SPAZIO

Tema comune alle due anime del MAXXI (arte e architettura) e all'edificio che le ospita, “spazio” è il fil rouge del primo allestimento della collezione permanente, idea che nasce dagli stimoli suggeriti dalle forme fluide create da Zaha Hadid interpretando appieno e al meglio il carattere di interdisciplinarietà del nuovo museo. Il percorso si snoda all'interno ed all'esterno del museo ed espone circa 70 opere della collezione arte, compresi alcuni prestiti delle principali istituzioni museali italiane, che dialogano con le installazioni site specific di dieci studi di architettura internazionali.
Nel percorso anche “Geografie italiane” di Studio Azzurro, racconto interattivo sull'architettura italiana degli ultimi sessant'anni, composto di spezzoni cinematografici, interviste, fotografie, disegni, il tutto rielaborato, assemblato in modo spettacolare e proiettato in una parete a nastro di cinquanta metri (questa opera e le installazioni site specific arricchiranno la collezione permanente di architettura). Una sezione ad hoc è dedicata al progetto “NETinSPACE”, viaggio che esplora le contaminazioni tra il mondo virtuale e quello fisico.
Da sempre gli artisti considerano lo spazio uno degli elementi essenziali della loro ricerca e della loro pratica creativa: alcuni lavorano fisicamente con lo spazio e sullo spazio per comprendere e rappresentare la realtà che li circonda; altri, invece, ricercano negli spazi della mente e della memoria individuale o collettiva una possibile verità; gli architetti, infine, scolpiscono lo spazio come fosse pura materia, oppure indagano pazientemente i mutamenti e l'evoluzione dei suoi predicati, residenziale, urbano, individuale, metropolitano.
Spazio è quello del museo, inteso sia come presenza fisica che istituzionale; spazio è, più in generale, il contesto in cui viviamo; spazio è ciò che viene definito dall'individuo e dalla società, dal contesto geografico, storico e culturale; spazio è ciò che è estremamente vicino (l'intimo e il quotidiano, la casa da abitare, le relazioni più strette); spazio è quello condiviso, in cui si confrontano diversi soggetti e identità, fatto di una rete di rapporti e di convenzioni sociali; spazio è quello dell'architettura e dell'urbanistica. È lo spazio dell'arte, che tutto desidera raccogliere in sé. Nessuno di questi significati può prescindere dagli altri: le mappe interiori sono la continuazione di quelle esteriori e viceversa. Tutto si salda nelle complesse dinamiche di trasformazione del mondo in cui viviamo.

Quattro le sezioni tematiche. 1) Naturale artificiale: lo spazio architettonico del museo imita lo spazio della natura con le sue irregolarità e le sue sorprese e si ricompone in una generale armonia visiva; lo spazio diventa paesaggio, luogo abitato, in cui le opere trovano posto in quanto eventi; arte ed architettura imitano la natura servendosi dell'artificio, trasformando in luoghi la materia e i suoi significati; i materiali industriali e tecnologici diventano fluidi, temporaneo, scorrevoli. Dalle “Lavagne” di Beuys alle due Italie rovesciate in lamiera di Luciano Fabro (“Porta”, 1986), dai “Concetti spaziali - natura” di Lucio Fontana al “Fiume con foce tripla” di Pino Pascali, che mi ha ricordato l'inizio di “Danubio” di Claudio Magris pubblicato da Garzanti: “una questione di grondaie”.
2) Dal corpo alla città: percorrere il MAXXI significa perdere momentaneamente l'orientamento, dubitare delle proprie percezioni, ingannate dalla sovrapposizione dei piani e delle pendenze delle superfici, un'esperienza in cui tutte le consuetudini spaziali sono messe in discussione in una dimensione fluida che invita a un percorso senza una direzione prestabilita. Nel corso del XX secolo gli artisti hanno fatto del corpo (reale, psicologico, sociale, politico) il loro oggetto di riflessione, indagandone i limiti fisici ed etici: grazie alla consapevolezza di se stesso, l'artista indaga lo spazio immediatamente circostante, lo spazio personale e condiviso, fisico e mentale; attraverso il corpo, l'artista fa esperienza collettiva dello spazio sociale della città, sistema ordinato ma anche luogo di conflitti e contraddizioni. Dai video di “Alterazioni video” alla “tromba” di Anish Kapoor, dal triplo igloo di vetro di Mario Metz alla “Cappella Pasolini” di Adrian Paci, dalle bambole di porcellana sul tavoli di Kiki Smith (“Large dessert”, 2004-05) al “trullo” di coni spartitraffico dello Estudio Teddy Cruz.
3) Mappe del reale: l'architettura di Zaha Hadid rompe con la griglia urbanistica squadrata e razionale del quartiere Flaminio, inventa nuovi spazi pubblici, si struttura come luogo fluido, di passaggio e di interconnessione; le opere rispondono tracciando percorsi e traiettorie che dall'interno proiettano verso punti distanti, offrendo un'esperienza mediata del luogo e del territorio. Dalla “Mappa” di Alighiero Boetti all''”Anctartic village” di Lucy + Jorge Orta, dal “Grand tour” di Luca Vitone (venti basi in legno di betulla con sagome di legno delle regioni da cui provengono sonori delle diverse tradizioni musicali regionali) allo strano container su gambe metalliche di Recetas Urbanas.
4) La scena e l'immaginario: il museo si caratterizza come messa in scena dello spazio architettonico, un elemento dell'immaginario collettivo nel contesto urbano, una macchina comunicativa in cui l'opera d'arte si configura come spazio ulteriore, come delimitazione di uno spazio scenico, quasi teatrale, che presenta se stesso come su un palco. Dalle “gambe” di Ilya ed Emilia Kabakov all'inchiostro di china su muro di Sol LeWitt (sfondo della conferenza stampa), da “Il muro occidentale o del pianto” fatto di valigie e borse di Fabio Mauri alle “Linee rette di luce nell'iperspazio curvilineo” di Maurizio Mochetti (i tubi rossi dell'atrio), dalle lampadine di Michelangelo Pistoletto al lampadario di Vedovamazzei.
La mostra è curata da Pippo Ciorra (senior curator della sezione architettura), Alessandro D'Onofrio, Bartolomeo Pietromarchi e Gabi Scardi. Il catalogo Electa, curato da Stefano Chiodi e Domitilla Dardi, contiene saggi illuminanti dei curatori e approfondimenti di ogni singola sezione tematica con dettagli delle opere; in particolare si segnala l'intervento di Marco Belpoliti “Sfere dell'intimità”.

Roma, MAXXI Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, fino al 23 gennaio 2011, aperta da martedì a domenica dalle 11 alle 19 (giovedì chiusura alle 22), lunedì chiuso, ingresso euro 11,00 (comprensivo del museo e delle altre mostre in corso), catalogo Electa, infoline 06.3210181, sito internet www.fondazionemaxxi.it .
FRANCESCO RAPACCIONI